Sono soprattutto i ricordi a influenzare i nostri locali
Il design emozionale
che ti arreda la casa
FEDERICO BASTIANI
La prima persona a definire il design emotivo è stato il professor Donald Norman, psicologo e ingegnere statunitense, che prende in considerazione l’aspetto emotivo del rapporto persona-oggetto. Norman parla di design viscerale quando un determinato oggetto, di primo impulso, comunica un’emozione. Al contrario, il design riflessivo nasce da un campo più vasto, il significato è influenzato dalla cultura, dalla società ma anche dai nostri ricordi.
Oggi chi si rivolge ad un interior designer per arredare casa, lo fa sempre di più perché vuole circondarsi di componenti d’arredo che possano comunicare delle emozioni specifiche, un qualcosa di non standardizzato o dettato dalle mode. Per questo molte aziende che producono carte da parati oltre a proporre design originali, danno la possibilità di personalizzare il prodotto a proprio piacimento. Anche la fiera luganese Artecasa offre numerosi spunti. "Tutto deve convergere su chi vive lo spazio, per cui l’elaborazione degli interni deve essere il risultato di un processo empatico - afferma Claudio Volta, noto interior designer bolognese -. Ogni persona è un universo non ripetibile e questa specialità deve essere definita anche con elementi unici pensati ad hoc. La composizione deve riportare al soggetto protagonista un corollario di emozioni solo da lui ricercate e che possono essere le più disparate: l’intimità, la sicurezza, lo stupore, la tranquillità, la comodità, la freschezza, la funzionalità. A ognuno il suo mondo".
Il design riflessivo trova declinazione nel design affettivo che è diventato una vera professione. Quanti oggetti abbiamo nelle nostre cantine che hanno un valore affettivo ma non sappiamo come inserirli nell’ambiente? Daniela Natali, bolognese, ha appena inaugurato il primo negozio di design affettivo a San Lazzaro, a pochi chilometri da Bologna. "In questi anni ho sentito più volte amici e conoscenti parlare con affetto di oggetti della loro infanzia, dei nonni o dei genitori ai quali erano legati perché contenevano sensazioni, emozioni", racconta Daniela.
Ognuno di noi ha degli oggetti legati alla sfera emotiva, un vecchio orologio a pendolo della nonna, una sedia a dondolo, un mestolo arrugginito. "Ad alcune amiche ho chiesto di mostrarmi questi oggetti e in quasi tutti i casi ho scoperto con dispiacere che non riuscivano a ritrovarli o che erano stati gettati". Da questa semplice idea è nato Cuorarreda, il negozio che vuole far "rifiorire" gli oggetti cari trovando loro una collocazione nell’ambiente quotidiano utilizzando i fiori.
Il colpo di fulmine le è arrivato quando Daniela ha trovato una vecchia cornice di sua mamma, con tutta la storia che si portava dietro e ha pensato che avrebbe potuto trasformarla in un oggetto di arredamento. "Mi sono chiesta, perché oggetti così importanti sono abbandonati, non conservati o riparati. Perché manca una forte motivazione a recuperarli. Non è sufficiente il valore affettivo che si attribuisce agli oggetti, spesso manca la capacità di riuscire a renderli di nuovo gradevoli e presentabili. A volte sono oggetti retrò che non si adattano all’interior e per questo sono relegati in soffitte e cantine".
A Daniela viene portato di tutto, anche un vecchio trenino rotto al quale un signore era legato durante la sua infanzia, i vagoni sono diventati delle piccole fioriere. "Trovo molto bello vivere la casa e sentirla propria perché si è circondati da oggetti che comunicano emozioni uniche e personali". L’artigiana bolognese tiene anche laboratori rivolti ai bambini perché vorrebbe trasmettere l’arte del design affettivo ai ragazzi, non solo per un fattore di recupero e conservazione ma affinché possano comunicare le proprie emozioni attraverso gli oggetti.
13.10.2019