Il diario
Dal tempo degli "intanto"
sino al tempo dei "però"
sino al tempo dei "però"
GIUSEPPE ZOIS
Caro Diario,
sul primo foglio del nuovo anno trovano posto di solito parole di attesa, propositi, progetti, speranze. Ancor più stavolta dopo dieci mesi segnati, anzi dominati da quella parola - covid - diventata ossessiva, ingombrante, un incubo che ci ha cambiato la vita. "Forse" l’arrivo dei vaccini ci libererà dal fardello di ansie, paure, angosce. Sentivamo di tanto in tanto un termine sgradevole e desueto, "claustrofobia". Ci ha stressato, snervato, ne abbiamo fatto sofferta esperienza. Vogliamo lasciarci alle spalle alcuni blocchi. Ora si fa rotta sull’immunità di gregge. Molte cose sono cambiate e cambiano, l’uomo resterà l’enigma che è sempre stato. Con i suoi sogni, le sue emozioni, con domande che si moltiplicano e risposte che calano.
ASPETTANDO di vedere come andranno le cose con il vaccino, spesso ci rifugiamo proprio nel territorio dei sogni, conoscendone già la sorte: si spengono all’alba, se ci arrivano. Non lasciamoci ingannare. Nessuno può toglierci i modi che scegliamo per vivere il tempo. Semmai, spesso siamo noi che lo impoveriamo, rassegnati a vivere invece di orientare i giorni e le scelte che ci appartengono e che sono nelle nostre mani. "Forse" - ce la faremo a uscire dalla palude di questo avverbio? - la costrizione in perimetri ristretti, con agende a lungo terremotate, ci ha insegnato un altro rapporto con l’orologio. Vivevamo e facevamo tutto di corsa, un vortice con bulimia di appuntamenti tutti (ritenuti) importanti e prioritari. Ci è toccato scoprire che esistono altre dimensioni oltre la frenesia. Assurdo e pericoloso illudersi di poter arrivare dappertutto, a nostra insindacabile discrezione.
OCCORRE GUARDARE avanti, certo, ma il futuro non può essere prenotato con autonomia illimitata, come dipendesse solo da ciascuno. Di colpo abbiamo dovuto confrontarci con la fragilità e la debolezza: da qui la scuola della moderazione, del riprendere fiato, della pausa, della solidarietà. Abbiamo riscoperto il valore della contemplazione, quasi assente dai nostri orizzonti veloci. E contemplare è anche comunicare, quindi condividere ciò che proviamo, ben oltre i messaggini.
LA TECNOLOGIA ci è stata preziosissima, in primis con gli anziani altrimenti condannati a desolanti solitudini, ma pensiamo anche alla didattica a distanza, al telelavoro. Nel limbo di un anno costellato di "intanto" ci siamo fatti coraggio con il "però": che è la ricerca di un qualcosa, di un altrove, del domani. Il vaccino ci farà ritrovare la libertà e con essa il piacere di riassaporare ogni attimo felice, rivalutando ciò che prima neppure ci sfiorava, la bellezza dell’uscire, di incontrare gli altri. Uno sguardo, il volto, un sorriso. Mettiamo in conto "però" che anche il rinnovamento costa.
16.01.2021
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